Dopo essere cresciuta tra le varie gelaterie di famiglia e aver lavorato come bibliotecaria, Simonetta e suo marito Enrico aprono la loro gelateria. Con questa costruiscono una piccola realtà che permette loro di trasmettere e condividere ciò in cui credono. Una realtà con cui realizzano grandi cose, puntando sempre in alto, perché da tentativi coraggiosi si ha solo da guadagnare.
[Intervista del 25/05/2020]
Come, una volta che avete aperto la gelateria, avete deciso di integrare la sezione “culturale”?
Tutto è iniziato con lo stabilirsi dell’attività e visto che era una dimensione di cui io e mio marito ci occupavamo nei precedenti lavori. La spinta iniziale è arrivata dal voler “portare in negozio” eventi a cui avrei partecipato fuori se solo avessi avuto tempo. L’idea per il primo evento è capitata un po’ per caso: dopo la sua morte, avevo trovato il diario personale di mio nonno. Descriveva la sua esperienza della seconda guerra mondiale e tra quelle pagine avevo trovato un nonno completamente diverso da quello che conoscevo. Con una mia cliente che aveva fatto il servizio civile internazionale al campo di concentramento di Wöbbelin, abbiamo pensato di organizzare un evento in gelateria nel giorno della memoria. Da quell’evento ci si sono aperte diverse porte perché era piaciuto molto.
Mi racconti qualche vostro evento?
Il primo evento grande è stato il Giro del Mondo in 90 giorni, che consisteva in un appuntamento ogni 15 giorni per esplorare un’area geografica e la sua cultura. Di ognuna abbiamo letto poesie o testi in lingua originale, abbiamo assaggiato il cibo e ammirato le danze – il tutto sulla strada di fronte alla gelateria. Un altro grande evento è stato un pranzo contro lo spreco, organizzato per 250 persone. Abbiamo coinvolto molte realtà: l’istituto alberghiero di Tor Carbone per il servizio ai tavoli, la scuola di cucina Tuchef di San Giovanni per la cucina, i supermercati hanno fornito i cibi a scadenza ravvicinata o scartati, la sartoria di Lucha y Siesta per la creazione di vestiti di eco-riuso per la sfilata, una banda che suona con strumenti di scarto industriale come sottofondo. Ogni invitato ha portato le posate da casa, ha utilizzato piatti e bicchieri in pasta di mais e bevuto dalle caraffe di vetro. In generale, ogni cosa che ti puoi immaginare succedere in una strada l’abbiamo fatta. Anche lo yoga e la pole dance.”
Come trovate le realtà con cui collaborate?
Io scrivo a tutte le realtà che mi capita di conoscere e che mi piacciono; allo stesso modo sono loro a contattare noi. Con una, per esempio, è nata una collaborazione tramite un premio che abbiamo entrambe vinto: un Best Practice Award, indetto da Paolo Masini. Da lì ci siamo messi in contatto con Vale la Pena, un pub di economia carceraria che produce birra artigianale. Così è nato il birramisù, un tiramisù in cui si utilizza come bagna la birra.
Come fate avvicinare alla cultura le persone?
Fare cultura vuol dire affrontare tutti gli argomenti che rappresentano la cultura. Perciò tutti questi eventi si basano sull’idea che ogni racconto può essere sviscerato utilizzando vari linguaggi. Ognuno di questi viene proposto in modo semplice (quantomeno inizialmente) di modo che sia approcciabile da tutti. Ho deciso di ambientare i nostri eventi in strada perché ho sempre voluto avvicinare alla cultura persone che normalmente non la cercano. Se la trovano per strada si incuriosiscono e piano piano li porti a goderne, facendola diventare una cosa abituale. Cerchiamo di coinvolgere tutti perché pensiamo serva la conoscenza per poter abbassare le difese delle persone e affinché si possano abbattere i muri per l’inclusione. Ciò che facciamo vuol far arrivare messaggi ed essere uno spunto per l’inizio di un dialogo. Indubbiamente non è qualcosa con cui guadagniamo economicamente, anzi, ma ogni persona che partecipa è per noi una ricchezza.
Quali sono gli “appuntamenti fissi” della gelateria?
Innanzitutto, abbiamo due appuntamenti settimanali: un laboratorio di scrittura e un gruppo di uncinetto affinché gli anziani abbiano compagnia. Siamo sede del gruppo della zona 1 di Amnesty International di Roma, sede di Emergency Roma e base UNICEF per la vendita di Pigotte ed orchidee. In aggiunta, le nostre pareti ospitano ogni 15 giorni una mostra differente e ci occupiamo di presentarla per iscritto ai nostri clienti tramite mail o WhatsApp. Per la maggior parte sono opere con un messaggio sociale, ma se hanno un obiettivo commerciale facciamo pagare all’artista un costo simbolico di esposizione. Ci occuperemo per la sesta “edizione” dell’avviamento al lavoro per i ragazzi delle case famiglia e dei centri di prima accoglienza. Un appuntamento ormai storico – considerando che i primi che l’hanno fatto ormai sono papà – è far scoprire la produzione del gelato artigianale ai bambini delle scuole elementari, facendoglielo preparare e assaggiare. Un’altra iniziativa che portiamo avanti è lasciare disponibili dei libri da leggere e prendere, sia per grandi che per piccini. Proponiamo alcuni dei libri che ci vengono donati (che sono davvero tantissimi) e i libri che presentiamo nella gelateria. Uno degli obiettivi del progetto è che i bambini si abituino ad avere il libro come compagno di gioco e mi riempie di gioia vedere i bambini che per prima cosa quando entrano vanno a prendere un libro e chiedere ai genitori se lo possono leggere loro. Questo dovrebbe essere tutto ma, siccome facciamo davvero tante cose, sicuramente qualcosa è sfuggito alla mia memoria.
Se siete curiosi di sapere di più, trovate qui anche un’intervista live con Simonetta e Marco Sabatini:
Contatti Gelateria Splash:
Tel: 340 160 5491
Indirizzo: Via Eurialo 102, Roma
Sito
Facebook
Instagram