Questa settimana ho parlato con Martina Guiducci, che fa parte della terza generazione di lavoratori della torrefazione Caffè Guiducci. Mi sono fatta raccontare la storia dell’azienda, il suo percorso all’interno di questa e cosa prospetta ad entrambe il futuro. Interessante menzionare che la torrefazione non ha mai chiuso in questo periodo, rientrando nella categoria di produttori di beni alimentari.
[Intervista del 07/05/20]
Com’è nata la torrefazione?
Mio nonno, Roberto Guiducci, ha scoperto il mondo del caffè come rappresentante di vendita. Era un lavoro che faceva da tempo, prima per la Coca Cola quando era appena arrivata in Italia e poi, appunto, per un torrefattore. Lui ha sempre avuto la passione di stare a contatto con le persone e di poter offrire loro buoni prodotti che potessero apprezzare. Questo, insieme al fascino per il caffè che aveva scoperto, l’hanno portato a fondare la sua torrefazione, aperta nel 1954.
L’azienda è sempre stata a conduzione familiare?
Sì, essendo tanti in famiglia è sempre rimasta tra di noi. Da subito mio nonno si è messo a lavorare con un cugino e ha coinvolto i suoi cinque figli quando sono cresciuti. Ora siamo alla terza generazione coinvolta. Tra l’altro, la sorella di mio padre si è trasferita in Francia tanti anni fa ma sta continuando a collaborare con noi: lei e la sua famiglia, infatti, si occupano dell’export del nostro caffè nel paese.
Quindi dalla creazione dell’attività, un po’ tutti in famiglia vi siete sentiti coinvolti dall’obiettivo tanto che, indipendentemente da dove vi porta la vita, avete voluto fare parte della realtà familiare.
Sì, esatto. Anche perché è un bel lavoro e, una volta che vivi l’esperienza così da vicino, te ne appassioni. Poi tante cose sono cambiate, senza dubbio da quelle che erano negli anni ’50, compreso il nome. Infatti mio nonno alla fondazione l’aveva chiamato Caffè Hawaii ma, per una serie di motivi, una ventina di anni fa l’abbiamo cambiato nel nostro cognome.
Parlando invece dai tuoi inizi, qual è stato il tuo primo ruolo e da allora di cosa ti sei occupata?
A 18 anni, nel 2008, aiutavo papà a preparare i kit delle cialde da portare agli uffici aggiungendo zucchero, palettini e bicchieri. Poi, avendo preso la patente, facevo anche qualche consegna. Pochi mesi dopo abbiamo aperto il punto vendita e da allora mi occupo soprattutto di gestire quello. In realtà cerchiamo tutti di saper gestire tutto, in modo che se qualcuno manca non ci sono problemi. La mia altra attività principale è legata al processo del caffè crudo: l’ordine, la creazione delle miscele in caso di necessità e assisto all’assaggio della tostatura per capirne la tecnica.
Al momento, quindi, che miscele offrite?
Al momento sono quattro, che creiamo partendo da caffè monorigine proveniente da Uganda, Brasile, Guatemala, San Salvador ed Etiopia. Le ricette sono rimaste da tradizione piuttosto invariate e le modifiche sono dovute al miglioramento del risultato finale o per problemi di reperibilità dei prodotti. Le miscele una volta pronte vengono impacchettate per i bar e per il negozio oppure spedite perché vengano fatte le cialde.
State pensando di ampliare la selezione di miscele creandone utilizzando nuovi caffè crudi o proponendo lo specialty coffee?
Al momento stiamo cercando di introdurre degli specialty coffee ma saranno principalmente in negozio, perché i bar richiedono un caffè dal sapore più tradizionale per accontentare tutti i palati. Per quanto riguarda le miscele, per il momento non abbiamo in programma di ampliare la scelta.
Tu ai clienti in negozio parli di tutte le miscele e consigli loro quale potrebbe piacer loro di più?
Assolutamente, io sono una chiacchierona e mi piace avere a che fare con i nostri clienti quindi, se vedo che hanno voglia e tempo per fare quattro chiacchiere, presento loro un po’ tutti i prodotti. Mi piace far vivere un’esperienza, anche sensoriale, raccontando della filiera, dei paesi d’origine del caffè e facendoli assaggiare. Riuscire a valorizzare il prodotto e creare un’aspettativa che poi viene soddisfatta dal caffè in sé penso sia importantissimo.
Ho scoperto che hai studiato scienze della formazione. Volevo chiederti il perché della scelta e come ti immagini il tuo futuro?
Ho scelto questo corso di studi perché è da quando ero bambina che sogno di fare la maestra. Non molto tempo fa ho avuto modo di fare proprio quest’esperienza in un asilo, mentre continuavo a portare avanti il negozio della torrefazione, e quindi il sogno che avevo si è coronato. È stato in quel periodo che, nonostante le giornate molto pesanti, mi sono resa conto che non riuscivo a staccarmi dalla torrefazione. Per diversi motivi, ho ripreso la mia attività regolare nell’azienda ma ho voluto dare spazio anche alla mia passione per l’insegnamento. Quindi ho frequentato diversi corsi sulla teoria del caffè e per barista e ora posso dare un supporto e fare formazione ai miei clienti o a chi è curioso di imparare.
Se siete curiosi di sapere di più, trovate qui anche un’intervista live con Martina e Marco Sabatini:
Contatti Caffè Guiducci:
Tel: 338 443 2711
Indirizzo: Via dei Mille 7, Roma
Sito
Facebook
Instagram